Passare le festività tra il periodo di Natale, Capodanno e Befana in Giappone è un esperienza molto interessante. Le festività sono vissute in maniera decisamente differente dall’Italia, con ruoli quasi invertiti tra natale e capodanno.
Come si può ben immaginare in un paese non cristiano il natale non è una festa molto sentita. Grazie però al marketing d’oltreoceano, a livello commerciale ha preso moltissimo, ma sempre alla “maniera giapponese“.
Natale in Giappone
Natale è prima di tutto la festa degli innamorati, come il nostro san Valentino. Il giorno agnognato per il “deto” l’appuntamento romantico delle coppiette con tanto di scambio di regali. Il giorno in cui letteralmente OVUNQUE trovate la Kurisumasu keki (versione Janglish di Christmas Cake) fatta con panna e stagionalissime fragole da portare alla vostra amata.
Sempre a Natale è tradizione per le coppie andare a mangiare il pollo fritto della catena americana KFC, grazie ad una riuscitissima pubblicità di alcuni anni fa.
La sera di Natale, fuori dai ristoranti KFC si forma una lunga fila e si può mangiare sul posto o portare a casa un box speciale che si può comprare solo in questo periodo, decorato con le classiche insegne natalizie, e spesso con pollo a forma di albero di natale (!).
Per chi pensa che solo i giapponesi si fanno suggestionare dalle pubblicità, ricordo che nel mondo non esisteva babbo natale barbuto e vestito di rosso e bianco. Poi nel 1931 Coca Cola ha fatto una particolare campagna pubblicitaria in cui lo vestiva con i suoi colori. Il risultato dovremmo averlo ben presente.
Una cosa carinissima che ho visto a natale sono stati due ragazzi seduti sul bordo della fontana del parco di Ueno, tutti vergognosi e visibilmente imbarazzati. Ad un certo punto si sono messi il cappello di pelliccia rossa, si sono scambiati dei pacchetti con mille moine e immediatamente dopo hanno fatto sparire i cappelli. Avevano la faccia più rossa dei berretti. 🙂
Per il deto si scelgono location romantiche: a Ueno si può andare al parco con gli ultimi strascichi dei momiji, al gettonatissimo Zoo e alla Shinobazu Pond per fare un giro sulle romantiche e kitch barche cigno. Altre mete sono Disneyland, la Torre di Tokyo con il suo love power spot, lo SkyTree, i templi dove fare l’omikugi a tema innamorati e, ovviamente, i centri commerciali che in questo periodo non hanno nulla da invidiare ai parchi a tema in quanto decorazioni.
Se fate una passeggiata serale il giorno di Natale non stranitevi troppo nel vedere squadre di operai che alle 22 smontano i festoni e le insegne natalizie, oppure gente che vicino ai negozi quasi vi tira dietro le torte alla panna a prezzo stracciato: Natale è finito, il Giappone si prepara per la sua vera festa, il capodanno – Oshogatsu.
Una piccola nota sul natale giapponese se non fosse chiaro: il 25 e 26 dicembre per i giapponesi sono normali giornate lavorative.
Capodanno in Giappone
Quando gli operai tolgono i festoni natalizi cominciano a montare quelli del nuovo anno. Ogni anno cambiano seguendo lo zodiaco cinese. Il 2019 è iniziato tutto addobbato di cinghiali, il 2020 sarà l’anno del topo. Oltre all’animale dell’anno, altri elementi ricorrenti sono la hamaya (freccia scaccia spiriti), palette “votive”, kagamimochi e giochi tradizionali per i bambini come le trottole. Sulle porte delle case e nei negozi vengono esposti i Kadomatsu (dove c’è poco spazio magari viene messa solo una frasca di pino) e shimekazari (delle corde sacre).
In realtà si comincia subito capodanno anche a fare un rito molto importante che fa parte delle festività: si pulisce casa. L’Osoji è proprio questo, le pulizie e il “decluttering” che le persone fanno in casa, a scuola e nelle aziende, per prepararsi a lasciare alle spalle l’anno passato e i suoi carichi (lo sporco e gli oggetti inutili) e cominciare l’anno nuovo leggeri e “puliti”, dallo sporco e dalle cose vecchie.
Prima di capodanno in Giappone ogni negozio comincerà a proporre oggetti portafortuna e cibo in tema con il nuovo anno. Spesso vengono presi in prestito anche personaggi famosi della fantasia quindi il 2020 vedrà moltissimi Topolino e Minnie della Disney, come fu nel 2008. Per l’inizio 2020 aspettatavi quindi tanti dolcetti, nikuman, pane e decorazioni del cappuccino a forma di topino. Penso che Disneyland Tokyo nel 2020 avrà un anno strepitoso.
Nel periodo tra natale e capodanno presso tutti i templi appaiono dei mercati zeppi di colaratissime bancarelle con ogni ghiottoneria: dalle seppie alla griglia alle mele caramellate, passando per la zuppa di trippa e la cioccolata calda. Una cosa molto tipica da bere è l’equivalente del nostro vinbrulè: l’Amazake caldo. Si tratta di sakè giovane, non filtrato e generalmente non pastorizzato, servito caldo. Il fatto che non sia filtrato lo rende il sake lattiginoso e “denso” (sono i residui di riso in sospensione). Non è alcolico ma dal sapore lo sembra poichè è fatto con la parte di riso che resta dalla produzione del sake.
Se volete provarlo a casa sappiate che l’amazake è come il nostro vino novello, va consumato in poche settimane e mantenuto in frigo perchè non vada a male. Negli ultimi anni se ne trovano anche bottiglie in versione pastorizzata che possono restare a temperatura ambiente per qualche mese, ma è sempre meglio berlo giovane.
Anche il capodanno viene vissuto in maniera differente dalla nostra. Come dicevo all’inizio le festività sono quasi rovesciate. Natale è una festa esclusivamente consumistica, capodanno è dedicata allo spirito e ai ritrovi di famiglia. Si festeggia la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. In quartieri alla moda come Shibuya a Tokyo potete trovare un conto alla rovescia e una festa “internazionale” un po’ come nelle piazze occidentali. Nel resto del Giappone ci sono riti diversi.
Un aneddoto di vita: nel 2016 abbiamo passato la mezzanotte al tempio Yasaka di Kyoto. Piazzale gremito di gente vociante ma tutto sommato traquillissima. Ad un certo punto si è sentito “Threee, twooo, one… Happy new year” poi nel giro di 30 secondi la piazza era vuota a parte uno sparuto gruppetto di italiani e un altrettanto sparuto gruppo di americani con lo sguardo perplesso, tra cui noi. Tutti i giapponesi erano andati alle bancarelle a mangiare o a fare la coda (2km) per fare la prima visita al tempio dell’anno.
Il pasto tipico dell’ultimo dell’anno è la Toshikoshi soba. Si dice che mangiarla spazzi le cose cattive dell’anno passato e auguri lunga vita visto che gli spaghetti sono preparati apposta più lunghi del normale. Secondo molti non va mangiata mentre suonano le campane nel tempio, quindi dopo le 9-10 di sera, inoltre non va tagliata mentre la si mangia.
La fine dell’anno è segnata da 108 rintocchi (じょやの鐘 joya-no-kane) delle campane nei templi. L’ultimo rintocco coincide con la mezzanotte. I 108 rintocchi simboleggiano altrettanti peccati originali secondo la fede buddista, ogni rintocco risuona per circa 4 minuti perchè prima di effettuare il successivo, il precedente deve essere completamente esaurito. La cerimonia ha inizio quindi ben prima di mezzanotte, tenetene conto se volete assistere al Joya no Kane a capodanno.
Le prime volte dell’anno nuovo
L’inizio dell’anno è segnato da diversi piccoli riti: la prima visita al tempio, l’Hatsumode (初詣). Moltissimi giapponesi la fanno subito dopo mezzanotte. Moltissimi altri lo fanno comunque durante il primo gennaio, magari vestiti a festa in vestiti tradizionali. Al tempio si va per esprimere qualche desiderio e pregare per il nuovo anno. Inoltre si comprano i portafortuna (gli omamori) e si beve sakè (porta fortuna). Se siete in Giappone ecco dei templi da visitare il primo dell’anno (o da evitare se non vi piace la folla).
Un’altra tradizione è l’Hatsuhinode (初日の出), la prima aurora dell’anno. Per certi versi il vero principio dell’anno giapponese è l’alba del primo gennaio e molti giapponesi vanno in luoghi suggestivi come spiagge e montagne per per poter vedere un alba memorabile.
Ci sono anche tante altre “prime volte” dell’anno: il primo sorriso, il primo sogno, il primo lavoro, le prime compere… tanti dettagli a cui prestare attenzione per cominciare l’anno sotto buoni auspici. Un’altra tradizione è scrivere delle particolari poesie le Otakara-e.
Il cibo di capodanno in Giappone
Il primo dell’anno porta con se anche delle altre particolarità. Per prima cosa il cibo tradizionale gli osechi. Si tratta di un bento molto raffinato e spesso tenuto in scatole laccate riservate alle occasioni speciali chiamate jubako. Insomma il servizio buono, non il bento box di Hello Kitty di plastica rosa.
Gli osechi contengono cibi particolari e considerati portafortuna come i fagioli di soia neri (kuromame) e vengono preparati in anticipo, in modo che “anche le mamme” possano riposarsi il primo dell’anno.
Fukubukuro, sacchetti a sorpresa
Il primo dell’anno tutte le attività commerciali propongono i fukubukuro, degli speciali sacchetti della fortuna venduti a prezzi fissi ma che possono contenere merce per un valore almeno pari ma spesso ben superiore a quanto pagato. Capirete come mai davanti a negozi come Yodobashi Camera o gli Apple store ci siano file di persone che passano la notte all’addiaccio per poterli comprare.
Nota su capodanno in Giappone: visto che la notte di capodanno tutti festeggiano, i mezzi pubblici sono generalmente aperti tutta la notte (di solito chiudono per le 11). Causa bagordi e ubriacature la pulizia di strade e stazioni in questi giorni è tutt’altro che perfetta, ma bastano uno o due giorni per tornare al consueto livello giapponese.
Epifania – Jinjutsu
In Giappone non esiste l’epifania, ma del resto la nostra festività religiosa sostituisce antiche feste pagane legate al periodo vicino al solstizio d’inverno. Non è quindi strano trovare festività religiose negli stessi giorni in culture molto differenti dalla nostra.
Il 7 gennaio in Giappone c’è il jinjutsu, la festa dell’uomo. Tradizionalmente in tale giorno si mangia la zuppa delle 7 erbe, chiamata Nanakusa gayu o zuppa delle sette erbe ed è un giorno dedicato al riposo dai bagordi del periodo festivo.
Dondo-yaki: la fine dei festeggiamenti di capodanno
Il periodo tra il 7 ed il 15 gennaio fa un po’ come la nostra epifania che le feste si porta via. Tradizionalmente in questi giorni si mangiano i kagamimochi esposti in casa e si bruciano i kadomatsu, per permettere agli spiriti degli antenati che vi dimorano all’interno di poter tornare al regno dell’aldilà, segnando la fine del periodo di festa. Il dondo-yaki, è essenzialmente un falò di tutte le decorazioni e si mangiano i mochi abbrustoliti sulle sue braci.
Piccola nota sui primi giorni dell’anno in Giappone: il periodo del capodanno è davvero una festa sentita e molte persone si prendono ferie. In quartieri tradizionali come Yanaka Ginza rischiate di trovare moltissimi negozi chiusi (il 3gennaio abbiamo trovato aperto solo il venditore di yakitori e korokke)