Una delle tradizioni più stravaganti del Natale giapponese è probabilmente la torta di Natale, detta “Kurisumasu keki“. E’ diventato un simbolo così famoso che addirittura è entrato come emoticon 🍰 nei nostri telefoni.
Sappiamo che il Natale in Giappone non è una festa religiosa, ma un momento per passare una giornata insieme alla persona amata con uno spiccato carattere commerciale, tipo San Valentino. Quante volte abbiamo visto la Kurimasu Keki nei cartoni animati, il momento dello scambio degli auguri?
La torta di Natale non ha nulla di natalizio a dire il vero. E’ una sponge cake, simile alla pasta margherita, con una bagna di sciroppo di zucchero e farcita con panna e fragole. Alcuni la definiscono Shortcake. In cima è decorata con fragole intere o intagliate e piccole forme di babbi natale, alberelli e decorazioni di zuccherini natalizi.
Nelle versioni più ricche e stravaganti si trovano anche paesaggi e addirittura trenini elettrici che funzionano davvero, in un interessante parallelo con certi panettoni farciti che vengono preparati da noi con la Natività di cioccolato.
La storia della torta di natale giapponese
Ma come ha fatto un dolce che nulla ha a che vedere con la tradizione pasticciera giapponese a diventare così popolare?
Zucchero raffinato e burro non sono ingredienti tipici del posto, mentre le uova vengono utilizzate largamente come elemento caratterizzante del pasto salato.
Pare che le radici di questa usanza abbiano origine nel dopoguerra. In un Giappone distrutto dalla guerra e fortemente provato dalla carenza di generi alimentari, i dolci erano un lusso che nessuno poteva permettersi. Le tavolette di cioccolato che vengono regalate dalle truppe americane diventano così un premio cercato e il simbolo di una vita nel benessere a cui le famiglie aspiravano. Non solo, le scene delle celebrazioni del Natale, con le decorazioni, il cibo e l’ideale di ritrovarsi in famiglia a festeggiare insieme, diventano dunque per l’immaginario giapponese la proiezione di una prosperità e tranquillità a carattere spiccatamente commerciale piuttosto che religioso, regalando la sensazione di aver riacquistato un equilibrio dopo la guerra. Il Natale e i suoi dolci rappresentavano un modo facile per cavalcare quella sensazione di americanofilia sgorgata dal desiderio di acquistare il benessere e la “coolness” dello stile di vita occidentale.
La shortcake in particolare è proprio il simbolo della condivisione, una fetta a testa. Gli ingredienti di cui è fatta – burro, zucchero, latte e poi le fragole – rappresentavano un lusso nel periodo post bellico che pochi potevano permettersi. La maggior disponibilità di questi elementi nel boom del periodo seguente la resero il simbolo del benessere a cui aspirava la classe media e la conseguenza del desiderio nazionale di essere accettati nella società internazionale.
I dolci europei sono chiamati Yogashi, a differenza dei Wagashi, i dolci della tradizione giapponese. Yogashi come il Montebianco, il Baumkuchen e perfino le lingue di gatto sono dolci in Giappone considerati raffinati e ricercati, oggetto di perfezione sempre crescente da parte dei pasticceri nipponici.
Negli ultimi anni alla classica shortcake si sono aggiunte una serie di alternative simili, ecco una galleria di torte giapponesi di Natale:
Il simbolismo
Considerando che il bianco e il rosso sono i colori della bandiera nazionale e sono anche colori considerati fortemente beneauguranti in giappone, al punto che vengono utilizzati più volte perfino nel cibo di capodanno (ad esempio daikon e carote, mochi e kamaboko rossi e bianchi nell’ozoni..), il bianco della panna e il rosso delle fragole (e della rappresentazione moderna di Babbo Natale) si prestano perfettamente a incarnare il dolce di buon augurio.
Inoltre ha forma rotonda e bianca come i mochi che si regalano per il giorno di capodanno, molto simile a qualcosa che potrebbe avere a che fare con un tempio.
Una curiosità il termine “Christmas cake” (da cui si traslittera Kurimasu Keki) si utilizza in modo sarcastico per riferirsi a una zitella (ehm, una donna sopra i 25 anni non ancora sposata, considerata “oltre” la data di Natale e quindi di “scadenza”..) perchè il 25 dicembre alla sera le torte vengono svendute a prezzi convenientissimi.
E’ proprio così, essendo considerato il Natale una festa commerciale, la sera del 25 dicembre ci è capitato di veder strappati via e rimossi cartelloni e decorazioni natalizie, così come noi smontiamo cuori e nastri la sera di san valentino…
Chissà se un giorno riusciremo a importare la tradizione del nostro italianissimo panettone in Giappone… 😀