69 Sixty-nine di Ryu Murakami è il racconto di una generazione. Il protagonista si chiama Ken, un ragazzo di 17 anni. Il luogo è Sasebo, nella prefettura di Nagasaki. Una città in bilico tra i problemi per chiusura della miniera di carbone e l’ingombrante presenza di una base militare americana. L’anno è il 1969. Per molti dettagli il libro è un’autobiografia della gioventù di Murakami, nato proprio a Sasebo nel 1952. Sono gli anni 60, gli anni delle proteste e di grandi cambiamenti in tutte le società. Per Ken sono anche gli anni dell’adolescenza e della spensieratezza.
Le vicissitudini di Ken e dei suoi amici sono surreali e l’effetto è amplificato dallo stile scelto. La storia è infatti raccontata in prima persona da Ken stesso. Ovviamente il suo tono è quello del capobanda un po’ spaccone che si sente superiore a tutti per la sua intelligenza.
Il mix è divertentissimo, si rischia di diventare dipendenti dei suoi personaggi e delle loro epiche imprese. Durante la lettura si vorrebbe che Ken restasse per sempre nel 69 ad inventare i suoi stravaganti festival.
Purtroppo le cose cambiano, si diventa adulti. Qualcuno diventa salaryman, qualcun altro scrittore di successo, ma la nostalgia di quel periodo felice resterà sempre presente.
Nel libro si trova uno spaccato molto insolito del Giappone di quegli anni. Vuoi per la spregiudicatezza di Murakami, vuoi per l’effettiva vicinanza degli americani che ha facilitato il diffondersi nella provincialissima Sasebo della musica e della cultura pop occidentale. Le esperienze di Ken: il suo primo amore, la passione per il rock e il cinema sperimentale, la politica, la ribellione, sono il riflesso di quello che avveniva in tutto il paese in quegli anni. Per gli appassionati di Giappone e per chi ne conosce la cultura 69 è un punto di vista inedito e affascinante. Per i non appassionati è un libro godibilissimo, una spregiudicata ventata d’aria fresca.
Ryu Murakami è nato nel 1952 a Sasebo (Nagasaki). Ha debuttato nel 1976 con il romanzo Almost transparent blue (Blu quasi trasparente) con cui ha vinto diversi premi. Le opere successive lo hanno confermato come scrittore giapponese decisamente fuori dal coro. Ricordiamo In the miso soup (In Za Misosuupu, pubblicato anche come Tokyo soup) del 1997 e Tokyo decadence del 2004. Da quasi tutti i suoi libri sono stati tratti dei film, alcuni diretti da lui stesso.
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