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Mochi

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Bentornati al Calendario dell’avvento giapponese 2017 Kanji edition!

Il kanji di oggi è quello di MOCHI. I mochi sono i dolci giapponesi di Capodanno (SHŌGATSU 正月) per eccellenza, molto gommosi e appiccicosi e per questo sconsigliati ad anziani e persone con difficoltà a masticare o deglutire.

Quello che è interessante da scoprire di questi dolcetti dalla forma tondeggiante è la preparazione. Come quasi tutto in Giappone, avviene attraverso una cerimonia: la MOCHITSUKI

Mochitsuki

餅つき

Per compiere la cerimonia servono principalmente e 2 strumenti:

  • il mortaio USU

  • e il martello KINE

Per quanto riguarda le persone, per eseguire il rituale ne servono due, una che usi il kine e l’altra che giri ed umidifichi il mochi.

La preparazione è abbastanza semplice da spiegare, ma molto meno da eseguire. Si lascia in ammollo il riso glutinoso (mochigome) per una notte. In seguito, un’ora prima della preparazione, si elimina l’acqua dal riso e si cuoce a vapore il riso per 45-50 minuti. Un quarto d’ora prima dell’inizio si scalda l’usu con l’acqua calda per evitare che il riso si raffreddi subito. Il riso viene poi versato nell’usu e viene trasformato in una pasta bianca e poi fatto a palline usando il kine. Il lavoro con il kine dura all’incirca due minuti (ma molto intensi).

Per arrivare alla fine della preparazione bisogna avere grande fiducia nel partner ed essere molto coordinati, come questi due:

Naturalmente, esistono diversi tipi di mochi:

  • daifuku, un mochi ripieno di marmellata anko (fatta con fagioli azuki);
  • yomogi mochi, un mochi insaporito da foglie di artemisia (yomogi, appunto);
  • sakura mochi, anch’esso contiene marmellata anko, ma è avvolto in una foglia salata di ciliegio;
  • warabi mochi, tipico della regione del Kansai. Non viene preparato con il riso, ma con l’amido della pianta warabi. Siccome da solo è quasi insapore, viene servito con kinako (farina di soia tostata) o con kuromitsu (sciroppo di zucchero di canna);
  • hishimochi, molto apprezzato dai bambini. È composto da 3 strati colorati: verde, bianco e rosa. Ogni colore ha il suo significato: verde per il prato, bianco per la neve che si scioglie e rosa per i fiori di pesco che nasceranno. È quindi un dolce primaverile;
  • hanabira mochi dalla forma schiacciata e con al centro un bastoncino candito di radice di burro di gobo.

Ci sono anche mochi non zuccherati e duri, chiamati kirimochi e marumochi.

Appetitosi, no??

Kagami mochi

Esiste poi anche un mochi legato al nuovo anno: il kagami mochi: si tratta di due mochi di dimensioni differenti posti uno sull’altro e sulla cui cima viene posto un mikan – mandarino giapponese. Serve ad augurare un prospero anno nuovo e si pone su uno speciale altare nelle case con decorazioni varie. Eccolo qui:

Mochi ultima modifica: 2017-12-02T07:00:07+01:00 da Eleonora Cavalin
Eleonora Cavalin
Eleonora Cavalin
Laureata in lingue e culture orientali e laureanda in studi dell'Africa e dell'Asia, appassionata di viaggi, cucina, fotografia e ovviamente, Giappone.

5 Commenti

  1. Articolo molto completo ed esaustivo. Sai per caso dove posso trovare in Italia mochiko, joshinko e shiratamako? Grazie mille

  2. Grazie Davide!
    Di solito io li trovo nei negozi di alimentari cinesi o orientali, a Milano puoi trovarli da Kathay (che vende anche online), Gaghe e Poporoya, a Roma da Castroni.
    Online ci sono ormai diversi shop che li vendono: http://www.zenmarket.biz/, https://www.asia-market.it, https://www.lorienteincucina.it/ oppure io mi trovo bene anche con lo shop online di Japancentre (http://www.japancentre.com/) da cui riesco a ordinare anche ingredienti e alimenti che trovo con difficoltà in italia.

  3. L’oriente in cucina non lo conoscevo è lì hanno la shiratamako. Grazie.
    La Mochiko un anno fa l’avevo trovata a Il Sempreverde a Milano ma volevo trovare un altro posto con prezzi piu’ abbordabili. Della joshinko neanche l’ombra.
    Negli altri negozi ho già provato ma hanno solo farine di riso di glutinoso diverse dalle classiche (riso diverso e diverso metodo di fabbricazione, quindi diverso prodotto) oppure sono troppo costose (japan center). Altrimenti la mia idea era farle arrivare da un negozio in germania che applica prezzi ragionevoli ma le spese di spedizione (18 euro fissi) e il fatto di non aver trovato nessuno con cui condividere l’ordine mi bloccavano (ordine con aggiunte diverse altre cose ovviamente).
    Adesso devo decidere se mi conviene risparmiare qualche euro prendendo da “l’oriente in cucina” oppure pagare più di spedizionione ma avere una scelta di prodotti molto più ampia tra cui scegliere sul sito tedesco…

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