Se ancora non ci siete andati, riservate uno dei prossimi weekend di giugno ad una gita a Treviso e andate a visitare la mostra “Giappone, terra di geisha e samurai”, un’occasione unica di osservare dal vivo molti, moltissimi pezzi originali giapponesi di vario genere.
Gli oggetti in questione sono parte della collezione personale di Valter Guarnieri, imprenditore trevigiano, raccolti durante una vita di viaggi e passione per il Sol Levante, hobby ereditato dal padre. I suoi magazzini accolgono circa 2000 pezzi, davvero di ogni genere: dai netsuke ai paraventi, passando per stampe ukyoe, abiti, armature, dipinti. La mostra presenta più di 150 pezzi scelti tra questi come i più significativi per proporre un percorso attraverso la cultura giapponese, declinata nei vari oggetti che caratterizzano l’epoca tra il tredicesimo e il ventesimo secolo, raccontando una società raffinata ed elegante attraverso i suoi accessori.
Al contrario di altre mostre tematiche, questa specifica esposizione spezza la noia di osservare molti pezzi dello stesso genere, come ad esempio capita con le stampe, ma attrae la curiosità del visitatore con una moltitudine di oggetti differenti, che cambiano ad ogni sala facendoci assaggiare il Giappone tradizione trasversalmente.
Le sale della Casa dei Carraresi accolgono diverse sezioni, si passa dai Samurai alla sala degli Dei dello Shinto, dai personaggi leggendari come poeti ed eroi alle pillole di vita quotidiana.
Una sezione leggera e preziosa è dedicata alle geisha, protagoniste di dipinti su paraventi gentili e ritratte indirettamente negli accessori a loro appartenuti, specchi di bronzo, pettinini e altre piccole cose interessanti.
La pittura di paesaggio non può mancare: vi è infatti un’intera sala dedicata a vari pezzi, da rotoli a pannelli rigidi dove l’intensa passione degli artisti nipponici viene rappresentata egregiamente da vedute tradizionali e panorami in cui è marcata l’influenza dello stile cinese, in cui vengono messi a confronto lo stile Nihōnga – tipico giapponese – e lo Yōga, nei cui dipinti l’artista mescola paesaggi nipponici con influenze europee e statunitensi dell’epoca.
L’ultima sezione ci mostra lo stile moderno degli oggetti di inizio 900, che vengono pensati e prodotti specificatamente per alimentare il mercato dell’arte per l’esportazione. Non più oggetti unici ma riproduzioni del genere tradizionale adattato per il gusto estero: un esempio lampante ne è il paravento con la tigre e il suo cucciolo, soggetto ritratto con uno stile occidentale che riprende le atmosfere giapponesi.
Ad approfondire usi e costumi attraverso gli oggetti, fotografie all’albumina – le prime risalenti alla seconda metà dell’ottocento – di cui alcune attribuibili a Felice Beato, che mostrano personaggi e soggetti di tutti i giorni in posa.
Una mostra che è un invito a viaggiare, ad immergersi nelle atmosfere attraverso il concetto tutto giapponese di “Mono no aware“: lo spirito delle cose. Gli oggetti che sono appartenuti a qualcun altro, hanno una propria storia e ne assorbono l’essenza.
Se ne può percepire l’aura osservandoli, immaginare quali avvenimenti abbiano assistito, le sensazioni provate dai proprietari precedenti.
Sentimento che viene percepito ancora più forte nel caso di alcuni oggetti in particolare, come ad esempio la lama di katana esposta nella prima sala. Di quali nemici avrà trapassato le carni?
O quale profumo avevano i capelli che il pettinino ha acconciato?
Il mio pezzo preferito? La collezione di rotoli verticali raffiguranti Daruma, il monaco buddista in diverse versione da bambola a gatto e perfino con gli occhiali: un modo scherzoso ma rispettoso di ritrarre personaggi importanti con le loro debolezze.
Una menzione particolare meritano la collezione di fotografie di uno sconosciuto viaggiatore di fine 800, accuratamente raccolte e corredate delle sue note personali, come a formare una sorta di diario. E’ emozionante scoprire il parco di Ueno in fiore di oltre 130 anni fa e leggere le annotazioni di qualcuno che lo ha visto con gli occhi di allora.
(cliccate sull’immagine per vederla più ingrandita)
Terminerò riproponendovi le parole del curatore, Francesco Morena, esperto di arte e cultura giapponesi che ha pazientemente passato in rassegna tutta la collezione di Guarneri per proporre la mostra:
Il Giappone è così variegato che permette di raccontare tante storie.
Noi visitando la mostra ne siamo usciti affascinati e arricchiti, specie nella prospettiva di percepire lo spirito delle cose esposte. Ci auguriamo che succeda anche a voi.