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NotizieRientrare in Giappone durante la pandemia, la mia esperienza.

Rientrare in Giappone durante la pandemia, la mia esperienza.

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La scorsa settimana sono rientrata in Giappone e approfitto della quarantena per raccontarvi come’è andata e cosa ho dovuto fare per rientrare.

NB: questo articolo potrebbe avere delle velature di leggera polemica, non voletemene ma è stata dura.

Nota del 10 novembre 2020: Stefania scrive questo articolo alla fine di ottobre 2020, il Giappone ha da poco riaperto le frontiere ai visti di lungo periodo, ma resta ancora chiuso per i visti turistici. Questo racconto è il suo personale punto di vista e la sua avventura per tornare a vivere nel suo paese d’adozione insieme a suo marito (rimasto là) e coi suoi due bambini, dopo essersi trovata “chiusa fuori” in Italia, durante lo scoppio della pandemia nel 2020. Le foto a corredo sono state scattate da suo marito, in aeroporto a Narita alla fine di ottobre 2020.

Avevo lasciato il Giappone lo scorso dicembre (2019) con un visto matrimoniale che sarebbe scaduto a luglio 2020. A causa del Covid19 e della gravidanza in quel momento in corso, non sono rientrata in Giappone prima della scadenza del visto quindi il primo passo per rientrare è stato richiedere un nuovo visto. Nel momento in cui scrivo non è possibile entrare in Giappone come turisti ed è assolutamente necessario ottenere un visto che viene concesso solo a chi viaggia per lavoro o affari oppure ai figli o coniugi di cittadini giapponesi e sembra che si stia muovendo qualcosa per gli studenti, almeno quelli provenienti da alcuni paesi.. (nota: al momento – novembre 2020 – sono ammesse anche le visa student)

Rinnovare il visto matrimoniale…

La procedura per richiedere il visto matrimoniale è stata quella solita, mio marito ha portato i nostri documenti all’ufficio immigrazione in Giappone e in un paio di settimane, quindi anche meno del solito, è arrivato il certificato di eligibilità con cui sono andata al Consolato Generale del Giappone a Milano e ottenuto il mio visto in giornata. Per ottenere il visto ho dovuto compilare un documento in più dove dichiaravo di aver soggiornato in uno dei paesi che il Giappone ha messo nella lista dei paesi considerati a rischio per via del Covid19 e mi sono state spiegate le regole e i requisiti per il rientro. Notare che nella lista dei paesi a rischio ci sono praticamente tutti i paesi del mondo con qualche felice eccezione come Singapore.

Scegliere il volo per rientrare in Giappone..

E ora viene il bello, per rientrare in Giappone è necessario fornire l’esito negativo di un tampone Covid19 fatto 72 ore prima della partenza, è stato piuttosto difficile riuscire a combinare il volo e il tampone.
Al momento ci sono pochissime compagnie che dall’Italia volano verso il Giappone, quando ho comprato il biglietto ho potuto scegliere tra Ethiad, Emirates, British, AirFrance, Turkish Airlines e KLM, tutti voli con scalo che, viaggiando con due bambini piccoli, avrei preferito evitare.

I voli diretti Alitalia, come forse già sapete, sono sospesi fino a data da destinarsi. Anche le compagnie operative non volano con la stessa frequenza di prima perciò non tutti i giorni ci sono voli disponibili per il Giappone. La tratta è poco frequentata per ovvie ragioni e il mio volo era praticamente vuoto, eravamo 17 passeggeri. La buona notizia è che i prezzi sono i soliti e non ho notato rincari. Non credo di sbagliare se dico che volano senza rientrare nemmeno dei costi.

tabellone voli narita covid
voli cancellati
rientrare in giappone durante la pandemia
Il tabellone degli arrivi a Narita è disarmante. Pochissimi voli in entrata, quasi tutti cancellati. (Foto del 29 ottobre 2020).

Prenotare privatamente un tampone Covid19 in questo periodo è altrettanto difficile e inoltre bisogna scegliere un centro che fornisca rigorosamente i risultati massimo 2 giorni dopo altrimenti si rischia di essere già sulla strada per l’aeroporto e non avere ancora l’esito del tampone. Di buono c’è che in caso di positività tutte le compagnie permettono di rimandare gratuitamente il volo. Per farla breve ho scelto di volare con Etihad perchè sembrava offrire un’assistenza migliore a chi viaggia con bambini, io ho viaggiato con la piccola “arrivata” a luglio e il grande di un anno e mezzo.

Tamponi pre-partenza

L’assistenza, a causa restrizioni Covid19, alla fine non l’ho avuta ma questa è un’altra storia. Per fortuna i bambini avendo il papà giapponese hanno il passaporto del Sol Levante e in quanto cittadini giapponesi erano esentati dal fare il tampone pre partenza. Per ottenere il mio tampone invece ho dovuto fare letteralmente decine di telefonate per prenotare perchè non c’erano posti disponibili se non dopo due settimane. Quando ormai stavo per gettare la spugna i kami mi hanno dato una mano e si sono liberati 2 posti al CDI mentre ero al telefono per prenotare con due settimane di attesa ed ero ormai rassegnata a spostare i voli.

L’immigrazione giapponese (unico paese al mondo secondo il CDI) richiede inoltre che l’esito del tampone sia compilato su un documento fornito da loro e quindi il normale referto che forniscono le cliniche in Italia potrebbe non essere accettato, dico potrebbe perchè in alcuni dicevano che era stato accettato, ma non ho voluto correre rischi (e considerando poi quanto sono stati fiscali ai controlli probabilmente ho fatto anche bene). Questo requisito è stato un altro ostacolo per prenotare il tampone, perchè chiaramente sono ben pochi i posti che accettano di compilare dei documenti aggiuntivi, e per giunta a mano, vista la mole di lavoro che hanno i laboratori in questo terribile periodo.

Il volo verso il Giappone

Come accennavo ci sono state delle difficoltà anche riguardo al volo, soprattutto dovute al fatto che il bagaglio a mano è molto contingentato e non si possono portare a bordo trolley. Dovendo portarmi dietro cambi, libri, giocattoli e cibo per intrattenere due bambini per quasi 24 ore ero carica come un mulo. Immaginate la scena, una mano per spingere il passeggino, il marsupio con la nanerottola sulla pancia, lo zaino sulle spalle e un borsone nella mano libera. Perfino l’impiegato al controllo passaporti ha avuto pietà e mi ha detto “forza signora manca poco al gate”. Tutto questo naturalmente perchè nessuno della mia famiglia ha potuto accompagnarmi per il problema del visto e mio marito non è potuto venirmi a prendere perchè si sarebbe dovuto fare 2 settimane di quarantena all’arrivo in Italia e poi altre 2 settimane in Giappone al ritorno. Ovviamente un mese di ferie per fare tutto ciò penso non ce l’abbia nessuno.

rientrare in giappone durante la pandemia, tabellone partenze cancellate narita
Non che il tabellone delle partenze verso l’estero sia più entusiasmante…

Durante il volo verso Tokyo ci hanno dato i soliti moduli da compilare, quindi, come sa chi è già stato in Giappone, il foglietto bianco “Disembarkation Card” e il foglietto giallo per la dogana. In aggiunta altri due fogli da compilare, entrambi che richiedevano più o meno le stesse informazioni, quindi numero del volo, posto sul volo, provenienza, ovviamente nome e cognome e una serie di domande con cui ormai siamo diventati familiari “hai febbre, tosse mal di gola?” “sei stato diagnosticato o hai frequentato persone con una diagnosi di Covid19?” etc. e poi un altro foglio ancora solo da firmare con le istruzioni per scaricare la app LINE e tenersi in contatto con l’immigrazione durante la quarantena in Giappone.

L’arrivo

All’arrivo siamo scesi dall’aereo e ci hanno fatto accomodare tutti su delle sedie, in attesa che scendessero tutti. Quando eravamo tutti seduti pensavo ci avrebbero spiegato la procedura o comunque detto qualcosa e invece niente, ci hanno radunati tutti e poi due secondi dopo che l’ultimo a scendere si era seduto, ci hanno detto che potevamo proseguire verso la zona predisposta per tutte le operazioni post sbarco.

rientrare in giappone durante la pandemia covid, negozi a narita chiusi
L’aeroporto di Narita, deserto. I negozi, chiusi per la quasi totalità.


Non ho capito cosa ci hanno fatto sedere a fare e mi è sembrata una procedura un po’ inutile ma non avevo ancora visto nulla.

La danza dei sette banchetti burocratici

Per uscire dall’aeroporto ci sono ben 7 banchetti da passare. Sette!

Chi ha avuto a che fare con il Giappone forse sa quanto la burocrazia ami la carta, ma penso di non aver mai visto nulla del genere. Ho soprannominato la procedura “la danza dei sette banchetti” perchè “folle spreco di carta, tempo e personale” pareva brutto anche se più appropriato.

Al primo banchetto hanno ritirato uno dei due fogli con le informazioni su provenienza, numero volo, eventuali sintomi etc e scritto non so cosa su una specie di registro (ero stravolta dal viaggio e volevo solo arrivare presto a casa, non sono stata attenta, mi perdonerete.)

Al secondo banchetto stessa cosa con il secondo foglio contenente le stesse identiche informazioni.

Al terzo banchetto mi hanno dato il numerino per il turno e gli adesivi da attaccare sulle provette dei tamponi e restituito il foglio che avevo consegnato al banchetto numero 1.

Al quarto banchetto mi hanno dato la provetta per il test salivare per me e poi fatta entrare in una specie di cabina elettorale dove ho sputacchiato circa 1 cm di saliva nella provetta.
I bambini hanno dovuto fare il tampone perchè così piccoli non potevano sputacchiare nella provetta. Il tampone ai bambini è stato fatto in maniera diciamo un po’ approssimativa perchè il tamponcino lo infilano solo in una narice, niente doppia narice e niente gola. Nonostante questo la piccola (che ricordo cha solo 2 mesi) si è spaventata tantissimo e ha pianto per la successiva ora finchè non è crollata per lo sfinimento dal piangere.

Con la bambina in lacrime che sembrava dovesse tirare giù l’aeroporto, i millemila bagagli e l’altro bambino fortemente indisposto per la stanchezza del viaggio, il tampone e le varie soste ai banchetti, mi avvio verso il quinto banchetto. Davvero non vorrei essere blasfema e offendere qualcuno ma parevano le stazioni della processione della via crucis del Venerdì Santo.

Al quinto banchetto mi danno un foglio con il numero della fila di sedie dove spiaggiarci per attendere l’esito del tampone.

Dopo circa un’ora, passata a cercare inutilmente di tranquillizzare la bambina e rincorrere l’altro che tentava di andare in esplorazione in giro per l’aeroporto, chiamano il nostro numero e andiamo al banchetto numero sei.

Al sesto banchetto ci comunicano l’esito negativo del tampone (ma va? Lo avevo fatto 2 giorni prima di partire!) e mi danno 3 fogliettini rosa con il logo dell’ufficio quaratena che vengono ritirati 10 metri più in là dal tizio al banchetto numero sette (e allora cosa me li hanno dati a fare?!).

L’immigrazione giapponese, riuscirò a entrare?

Finalmente arriviamo alla zona dell’immigrazione, dove di solito c’è una fila pazzesca di gente e invece stavolta c’eravamo solo noi 17 passeggeri dell’ultimo volo della giornata.
Pensavo che avrei fatto in fretta e invece l’impiegato, dopo avermi illusa con tutta la procedura, fatto la foto e preso le impronte degli indici (e non so perchè me le prendono ogni santa volta, mica cambiano!) chiama un collega che mi porta in disparte. Qualcosa non gli tornava nel modo in cui era compilato il modulo del mio tampone negativo fatto prima della partenza, ma diamine, ho appena avuto l’esito di un test, che bisogno c’è di fissarsi con quello fatto due giorni fa?
E niente, altra attesa con l’ansia a mille, mentre un ennesimo impiegato continua a correre su e giù per darmi o chiedermi documenti, prima mi restituisce i passaporti giapponesi dei bambini, poi mi chiede la zairyu card (ovvero il permesso di soggiorno) poi realizza che era scaduto a luglio e mi chiedono il passaporto con il visto, poi mi chiede le carte di imbarco per verificare a che ora sono partita per confermare che il tampone pre partenza fosse stato fatto effettivamente meno di 72 ore prima, poi mi restituisce passaporto e carte di imbarco e finalmente dopo quasi un’ora mi annuncia che stanno emettendo la nuova zairyu card e che ci vorranno altri 10 minuti.

Alleluia alleluia passata l’immigrazione riusciamo ad andare al ritiro bagagli dove ci attendono le nostre valigie davanti al nastro ormai fermo. Per fortuna una impiegata si accorge che ho troppe poche mani per spingere anche il carrello con le valigie e mi aiuta ad arrivare alla dogana dove consegno il famoso foglietto giallo pregando che il doganiere eviti di farmi aprire valigie. Il doganiere ha pietà di me, o forse si accorge che la bambina sta per ricominciare a urlare, e mi lascia finalmente uscire a piangere e lamentarmi tra le braccia di mio marito.

Finalmente sono in Giappone.

rientrare in giappone durante la pandemia covid, aeroporto di narita deserto.
Anche fuori dal Terminal 1 di Narita, non c’è nessuno. Di solito è un brulicare di persone e mezzi, taxi, bus…
Rientrare in Giappone durante la pandemia, la mia esperienza. ultima modifica: 2020-11-10T16:27:27+01:00 da Stefania Versaci
Stefania Versaci
Stefania Versaci
Arriva in Giappone per la prima volta nel 2011 con una borsa di studio dell’università di Osaka. Cinque anni più tardi, dopo innumerevoli viaggi, sposa Naohisa, incontrato all’università. Attualmente vive a Kyōto e fa la guida professionista per chi vuole scoprire la sua città.

4 Commenti

  1. Bellissima narrazione, a volte ironica anche se l’autrice vista la situazione tanta voglia di scherzare dubito ne avesse. Comprendo bene in quanto ho appena passato il suo medesimo calvario, dopo 9 mesi senza vedere mia moglie, cittadina giapponese.. In ogni caso, tantissimi auguri per un futuro migliore.. privo di covid e di burocrazie superflue.

  2. é grazie a tutti questi controlli che in giappone la pandemia é sotto controllo, con pochissimi morti.

    gli italiani hano difficoltá a capirlo, peró sono molto bravi a lamentarsi e a non rispettare le regole

    PS: é vietato fare foto in zona immigration…

  3. Ciao Lucy,
    sulle lamentele degli italiani e sul fatto che alla gente in generale piace girare col naso di fuori per strada, sono completamente d’accordo. Purtroppo invece mi tocca dissentire sulla pandemia sotto controllo in Giappone: nonostante le regole ferree (che peraltro condivido), i mille morti di oggi ne sono un esempio. Lungi da me fare delle critiche, ma a fronte del numero della popolazione giapponese e dei tamponi che vengono effettuati giornalmente in Giappone, è molto facile dire che sia sotto controllo, quando praticamente non si controllano i casi. (D’altronde il virus “esiste” solo in relazione al numero di tamponi fatti no?).
    Spero davvero che la situazione torni sotto controllo in Giappone, e in tutto il resto del mondo.
    La fotografia all’immigrazione è lecita e utilizzata sotto licenza. Quello che è vietato fotografare è il banco con il personale, da vicino.
    Buon anno!
    Chiara

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