Lo Yasukuni Jinja (靖国神社) è un santuario Shintō (神道) situato a Chiyoda (千代田), nella zona centrale di Tōkyō (東京). Fondato dall’Imperatore Meiji (明治天皇, Meiji-tennō), nasce per commemorare chiunque abbia trovato la morte servendo l’Impero giapponese. Negli anni il suo scopo è stato esteso a tutto coloro che hanno perso la vita in guerre che coinvolgono il Giappone¹. Si tratta di uno dei principali luoghi di culto giapponesi.
La Fondazione del santuario Yasukuni
Lo Yasukuni Jinja, il cui nome originariamente era Tōkyō Shōkonsha (東京招魂社), nacque, come già detto, per ordine dell’Imperatore Meiji nel 1869, subito dopo la fine della guerra Boshin (戊辰戦争, Boshin Sensō, 1868 – 1869), per onorare le anime di coloro morti lottando per l’Imperatore². Inizialmente doveva essere il più importante di una serie di templi eretti in diverse zone del Giappone.
Dopo la Ribellione di Satsuma (西南戦争, Seinan Sensō), del 1877, l’Imperatore Meiji si ritrovò con quasi 7000 anime da commemorare nel santuario. Così, nel 1879, decise di rinominare il santuario con il nome Yasukuni, utilizzando i due caratteri 靖 e 国, presenti in una citazione del testo classico cinese Zuo zhuan (左傳), che significano letteralmente “pace nazionale”.
Lo Yasukuni nella storia
Nel 1887 il santuario passò sotto il controllo militare e con l’espansione giapponese nell’Asia orientale, pian piano, nello Yasukuni, furono inseriti anche i nomi di soldati di etnie diverse da quella giapponese (coreani, Ainu, taiwanesi, ecc…). Dal 1930 il santuario acquisì un ruolo primario a causa della grandissima importanza che il Governo centrale diede alla commemorazione dei caduti in guerra. L’ingresso nello Yasukuni veniva annunciato nella Gazzetta Ufficiale del governo e le anime dei morti venivano trattate come fossero quelle di eroi nazionali.
Durante la Seconda Guerra mondiale entrare allo Yasukuni era diventato simbolo di grande onore e nobiltà. Tra i soldati che venivano inviati in missioni suicide era usuale dire che si sarebbero “incontrati di nuovo allo Yasukuni”, dopo la loro morte. Dal 1944, però, questa pratica fu interrotta e i nomi di coloro che entravano nel santuario vennero nascosti all’opinione pubblica.
Il periodo dopo la seconda guerra mondiale
Con l’occupazione americana le cose cambiarono completamente in tutto il Giappone e questo cambiamento coinvolse inevitabilmente anche lo Yasukuni e tutto ciò che lo riguardava.
Gli americani costrinsero i giapponesi a una netta separazione tra religione e Stato. Ciò portò a dover decidere sulla nuova natura del santuario: istituzione del governo o istituzione religiosa? Si scelse di farlo diventare una realtà religiosa indipendente.
Il piano americano, in realtà, prevedeva la completa distruzione del santuario. Distruzione fortunatamente fermata grazie all’intervento di molte realtà, anche di religioni diverse, che evidenziarono come fosse diritto di chiunque poter onorare i propri caduti.
Nei decenni successivi molte altre polemiche nacquero in seguito all’inserimento, nello Yasukuni, di nomi di criminali di guerra. L’Imperatore Hirohito (裕仁) interruppe completamente le sue visite al santuario quando si iniziò a commemorare i criminali di guerra giustiziati al termine del conflitto mondiale, tra cui Hideki Tōjō (東條英機), Primo Ministro del Giappone durante la seconda guerra mondiale, dal 18 ottobre 1941 al 22 luglio 1944.
Il santuario Yasukuni oggi, tra le polemiche
Lo Yasukuni rimane tuttora al centro della vita del Giappone ed è origine di aspre polemiche quando elementi di spicco del governo giapponese – vedi l’ex-Primo Ministro Junichiro Koizumi (小泉純一郎) che ha effettuato visite annuali dal 2001 al 2006 – vi si recano a far visita a tutti i caduti ogni 15 di agosto, giorno della capitolazione dell’Impero nipponico nel 1945.
Dopo la visita effettuata nel 2013, l’attuale Primo Ministro giapponese Shinzō Abe (安倍晋三) è stato denunciato da 450 cittadini giapponesi che lo hanno accusato di aver agito contro la Costituzione (il Tribunale si è poi pronunciato a favore nel Premier giapponese, evidenziando che la visita non va contro nessun articolo della Costituzione, tanto meno contro la libertà di religione). Dalla sua ultima visita al santuario, avvenuta nel 2017, Abe ha preferito, negli ultimi due anniversari, non recarsi in visita ma semplicemente di inviare un dono rituale.
Le aspre lamentele di molti giapponesi e di coloro che combatterono contro il Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale derivano dal fatto che nell’elenco del santuario sono iscritte, come già anticipato, 1.068 persone condannate per crimini di guerra da un tribunale al termine della Seconda guerra mondiale, di cui 14 criminali di guerra di classe A (il più alto grado di incriminazione). Queste visite non sono ben viste, per questo motivo, da americani, cinesi e coreani (gli ultimi due vittime dei crimini di guerra giapponesi) e rischiano ogni volta di far riaccendere vecchie tensioni nel panorama dell’Asia orientale. Per gli stessi giapponesi parlare dello Yasukuni è un “argomento delicato”, che potrebbe portare a discussioni spiacevoli. Lo stesso santuario è oggetto di manifestazioni e proteste di vario genere ed è uno dei pochi luoghi di culto in Giappone presidiati dalle forze dell’ordine. Si vedono infatti guardie e postazioni di sicurezza sia all’entrata che davanti alle aree più importanti del santuario.
Il libro delle anime del santuario conta all’incirca 2.466.532 nomi.
¹ Nessuno dei nomi presenti nello Yasukuni è di persone decedute dopo il 1951, anno in cui il Giappone firmò il Trattato di San Francisco.
² Tra questi troviamo anche personaggi molto importanti come Yoshida Shōin (吉田松陰), Sakamoto Ryōma (坂本龍馬), Takasugi Shinsaku (高杉晋作), Nakaoka Shintarō (中岡慎太郎), Takechi Hanpeita (武市瑞山), Sanai Hashimoto (橋本左内) e Ōmura Masujirō (大村益次郎) che contribuirono alla restaurazione del potere imperiale e alla caduta dello Shogunato Tokugawa durante il periodo del Bakumatsu (幕末, 1853-1867).
Prima di visitare lo Yasukuni date un ripasso a come si visita un tempio giapponese.
Articolo interessantissimo!
Grazie
Grazie a te!
Strano che si denunci il proprio Ministro per una visita ad un sito che secondo me fa parte della storia di questo straordinario Paese. Spero che tale problematica non coinvolga anche un turista che voglia recarsi in visita al tempio, perché ho intenzionedi andare anche lì quando si potrà andare (speriamo presto) in Giappone.
Comunque grazie Francesco per questo ottimo articolo.