I templi giapponesi sono destinazioni molto popolari sia per i turisti giapponesi che per gli internazionali. Data la loro bella architettura e le oasi di pace che li circondano non è difficile capire perchè. Ovunque si trovino, i santuari sono strutture molto accoglienti per i visitatori e fanno il possibile perchè tutti si sentano a loro agio, ma sono comunque dei luoghi di culto e ci sono delle cose a cui i visitatori devono fare attenzione.
Mentre li visitiamo da turisti, può essere facile dimenticare il loro scopo originale. Il Giappone ha un approccio abbastanza rilassato e di tipo agnostico alle sue religioni, ma comunque i santuari, ed i templi, sono luoghi di culto sacri a moltissime persone e da visitare con rispetto, senza urla e schiamazzi.
Una precisazione nei termini: i santuari sono shintoisti, i templi sono buddisti. Spesso però è difficile fare un netto distinguo in quanto molti santuari hanno anche aree buddiste.
Come vestirsi
Sembra ovvio: per visitare un santuario shintoista o un tempio buddista bisognerebbe vestirsi come per visitare una chiesa o una moschea. Che crediate o meno allo shintoismo è una questione di rispetto per i luoghi che visitate. Anche nel caldo torrido estivo evitate di usare vestiti che mostrino troppa della vostra pelle (questo vale sia per gli uomini che per le donne). Gli indumenti troppo sciatti o striminziti sono da evitare. Sarebbe meglio togliersi cappello e occhiali da sole quando si va a pregare. Nell’area del santuario è proibito mangiare e bere: fateci caso, i banchetti sono normalmente all’esterno del recinto.
Normalmente nell’area del tempio è possibile fare foto, tranne che in zone particolari in cui è segnalato. Rispettate i cartelli: il divieto più frequente vieta di fotografare l’area in cui si prega, altri vietano anche le foto agli ema.
I torii
Quando entrate nei santuari passate attraverso i torii: sono cancelli che delimitano l’area del santuario stesso. I torii separano il mondo umano e lo spazio consacrato agli dei. Molti visitatori si inchinano prima di entrare e di uscire, ma non è strettamente necessario fintanto che tenete un aria di rispettosa per il luogo.
I santuari sono le “case” consacrate alle loro particolari divinità; pensate che entrare in un santuario sia come entrare a casa di qualcuno. Abbiate rispetto per la loro casa: anche se non sono le vostre divinità, loro non lo sanno!
Il sando, l’ingresso
L’ampio sando, o sentiero d’ingresso al santuario, è la via principale per gli dei. Gli umani dovrebbero camminare sul lato sinistro o sul lato destro, lasciando il centro libero per la divinità che ci abita o per i suoi ospiti. Questa cosa è spesso dimenticata, o ignorata, anche da molti giapponesi. Sarebbe comunque una buona regola da seguire anche semplicemente perchè aiuta a non sbattere con gli altri visitatori.
Temizuya: il rituale di purificazione
Il temizuya è il luogo dove i fedeli si purificano prima di entrare nell’area sacra del santuario interno: corrisponde alla zona dove si trova la “fontanella” con i mestoli. Questo è un breve video che spiega come eseguire correttamente il temizuya:
Prendete il mestolino con la mano destra (anche se siete mancini) e riempitelo con l’acqua corrente della sorgente. Versate dell’acqua sulla mano sinistra e quindi usando la sinistra versate l’acqua sulla mano destra. Mettendo le mani a coppa prendete un po’ d’acqua e sciacquatevi la bocca o anche semplicemente bagnate le labbra. Infine tenendo il mestolo con entrambe le mani tenetelo verticale e fate scorrere l’acqua sul suo gambo. Una volta finito rimettete a posto il mestolo del temizuya lasciandolo rivolto verso il basso.
Attenzione: Quando ci si lava la bocca e si svuota il mestolo alla fine, abbiate cura di farlo sui ciottolo intorno alla fontana e non dentro la fontana stessa. Ricordate inoltre che bisognerebbe prendere l’acqua dalla sorgente una volta sola, all’inizio.
Nei santuari shinto la purificazione può avvenire anche tramite il fuoco, la sabbia il sale o il sake. In moltissimi santuari ci sono dei contenitori pieni di sabbia in cui vengono piantati dei bastoncini di insenso. I credenti ne respirano il fumo e se ne cospargono tirandolo a se con le mani. Si dice anche che questo fumo possa guarire e potreve vedere persone che si attirano il fumo sulle braccia, la pancia o le gambe.
Pregare all’Altare
Se desiderate offrire una preghiera o esprimere un desiderio al santuario, sentitevi liberi di farlo indipendentemente dalle vostre convinzioni religiose. Per prima cosa salite sull’altare e deponete del denaro nella scatola delle offerte. Non serve mettere molti soldi: molte persone mettono una o più monete da cinque yen. I cinque Yen sono preferiti percè la parola giapponese “goen” (cinque yen) suona come “buona fortuna” e si pensa che questo aiuti ad attirarla. Una piccola attenzione: il denaro deve essere in moneta e fare rumore cadendo, questo per attirare l’attenzione della divinità e distrarre gli spiriti maligni.
Ora, se c’è una corda con una campana, scuotetela per far sapere agli dei che siete lì. Inchinatevi profondamente due volte quindi battete le mani all’altezza del petto. Restate in piedi con le mani giunte davanti a voi e offrite la vostra preghiera o esprimete il vostro desiderio (in silenzio). Infine fate un ultimo inchino profondo prima di girarvi ed andarvene.
Nota: alcune di queste regole sono valide per tutti i santuari, ma in alcuni possono essere diverse.
Gli Ema
Nell’area del santuario troverete spesso gli ema: sono delle tavolette di legno (o di carta) su cui i visitatori scrivono le loro preghiere alla divinità attaccandola ad apposite rastrelliere. Gli ema hanno forme e disegni diversi in ogni santuario e spesso rappresentano la divinità venerata o comunque sono legati al luogo. Ad esempio nel Fushimi Inari di Kyoto gli ema sono a forma di volpe (Inari, appunto), mentre a Nara hanno forma, strano a dirsi, di cervo.
Omamori (お守り o-mamori)
Ogni santuario vende gli Omamori, dei piccoli amuleti portafortuna costituiti normalmente da un sacchetto di stoffa al cui interno c’è un foglio di carta o un pezzetto di legno sui cui è scritta una preghiera. Mamori (守り) significa protezione, il prefisso “O” è onorifico e da il significato di “tua protezione”.
Secondo lo shintoismo l’omamori prende la sua forza dall’invocazione scritta al kami (dio) venerato. Ci sono omamori buddisti: nella forma sono identici a quelli shinto, ma prendono il loro potere dal Go-honzon (御本尊) o “oggetto di culto” il mandala sacro scritto in cinese e sanscrito. L’effetto degli omamori dura un anno e non non si deve aprirli per leggere la preghiera all’interno, pena la perdita del loro effetto benefico. Inoltre non bisogna gettarli nell’immondizia visto che è un grave affronto al kami (o a Budda). Passato l’anno bisognerebbe riportarli al santuario perchè vengano distrutti correttamente e procurarsene uno nuovo.
Note
Un piccolo inciso: c’è una differenza di termini e bisognerebbe chiamare santuari i luoghi scintoisti, templi quelli buddisti. In Giappone spesso le due cose si mescolano: molti santuari hanno influenze buddiste e viceversa. La religione ufficiale giapponese è lo shintoismo, ma il buddismo è stato “importato” nell’800 soprattutto grazie a Kōbō Daishi (774 – 835) e influenza moltissimo la società giapponese.
Foto: Ohayo