Naomi Uemura (植村直己) è stato un grande esploratore e avventuriero giapponese. Divenne famoso per aver fatto da solo tutto ciò che prima era stato fatto solamente in gruppo. A cosa mi riferisco? Ad esempio è stato il primo uomo a raggiungere in solitaria il Polo Nord. È stato il primo uomo ad attraversare l’Amazzonia, in zattera, da solo.
È stato il primo uomo a scalare in solitaria il Denali (montagna degli Stati Uniti, in Alaska, di 6190 m). Proprio su questa montagna però, troverà una morte tragica e tuttora inspiegata.
A inizio febbraio del 1982, Uemura, parte per scalare il Denali in solitaria, ma questa volta decise di compiere questa missione in inverno. Aveva programmato tutto nei minimi dettagli ed era partito dopo un’attento e preciso allenamento. Era uno scalatore esperto ed era perfettamente preparato per affrontare tormente, cadute nei crepacci e temperature artiche. Il suo equipaggiamento comprendeva il meglio di cui lui potesse avere bisogno.
Il 12 febbraio (giorno del suo compleanno) raggiunse la vetta e comunicò il successo della missione via radio. Il giorno dopo, 13 febbraio, si mise in contatto, sempre tramite radio, per comunicare che aveva già iniziato la discesa, che si trovava a quota 5500 metri e che avrebbe raggiunto la base entro le successive 48 ore. Quello fu l’ultimo contatto radio che Uemura ebbe prima di scomparire.
Il 14 febbraio venne avvistato a quota 5100 m da un aereo, partito in ricognizione. Da allora dello scalatore giapponese non si ebbe più alcuna notizia. Le condizioni del tempo resero complicate le ricerche. Solo il 20 febbraio due alpinisti esperti poterono partire alla ricerca di Uemura, ma senza successo. Trovarono però una grotta dove il giapponese si rifugiò e lì rinvennero alcuni suo oggetti tra cui un diario.
Il diario di Uemura venne pubblicato e tradotto anche in inglese. Lo scalatore vi scrisse le esperienze, le sensazioni e i sentimenti provati durante questa dura prova. Scrisse della difficoltà nel mangiare la carne congelata, della temperatura sotto i 40 gradi, del pericolo dei crepacci, dei rifugi inadeguati. Ma il suo scritto fece trasparire un Uemura di buon umore, che cantava canzoni per rimanere concentrato sul suo obiettivo.
L’ultima frase del diario recita: “Vorrei poter dormire in un sacco a pelo caldo. Qualunque cosa accada salirò sul McKinley*”.
*altro nome per indicare il monte Denali
Naomi Uemura, il più grande esploratore giapponese
ultima modifica: 2018-02-12T13:07:49+01:00
da Francesco D'Andrea
Giornalista con il Giappone nel cuore.
Laureato in Lingue e Civiltà Orientali a "La Sapienza Università di Roma".
Iscritto al corso di lingua giapponese dell'Istituto di Cultura giapponese di Roma.
Gestisco, su Facebook, una pagina completamente dedicata alla Storia del Giappone.
Amo il Giappone, la sua storia, la sua cultura e la sua cucina (ramen dipendente).
1 commento
Ho conosciuto Noami in Sud America. Viaggiammo su di un piccolo aereo partito dall’Ecuador. MI disse che andava in Amazzonia. Un grande uomo. Mi ricordo il suo saluto quando scendemmo dall’aereo. Purtroppo non ero a conoscenza delle sue imprese. Piango un grande uomo, forse anche amico per 3 ore di aereo. Ciao Noami, forse un giorno ci rivedremo. R.I.P e che la neve che ti copre sia lieve.
Ho conosciuto Noami in Sud America. Viaggiammo su di un piccolo aereo partito dall’Ecuador. MI disse che andava in Amazzonia. Un grande uomo. Mi ricordo il suo saluto quando scendemmo dall’aereo. Purtroppo non ero a conoscenza delle sue imprese. Piango un grande uomo, forse anche amico per 3 ore di aereo. Ciao Noami, forse un giorno ci rivedremo. R.I.P e che la neve che ti copre sia lieve.