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Cultura#Ageishaday: metti una sera a cena con le geisha

#Ageishaday: metti una sera a cena con le geisha

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“La geisha è un’artista del mondo che fluttua: canta, danza, vi intrattiene; tutto quello che volete. Il resto è ombra, il resto è segreto”

Dal film Memorie di una Geisha

La geisha rappresenta senza dubbio una delle immagini iconiche del Giappone, in grado di portarci con la mente in un mondo dal fascino antico e misterioso. Eppure si tratta di un mondo che lentamente sta scomparendo, sotto il peso della modernità, e la geisha, un tempo signore indiscusse della vita notturna, vere e proprie trend-setter, in grado di dettare la moda, famose come le attrici o le modelle di oggi, ormai sono relegate al ruolo di custodi delle arti tradizionali giapponesi, simbolo di quel mondo dei fiori e dei salici (karyūkai) che oggi non esiste quasi più.

#Ageishaday, iniziativa nata e prodotta da Miriam Bendia, appassionata di arte e cultura orientale, che ha dedicato al mondo delle geisha due libri: “Diario di una maiko” (Casadei Libri Editore, 2009) e “Iroke Cuore di Geisha” (Lulu Editore, 2015), è stato un vero e proprio festival itinerante che ha permesso di scoprire più da vicino il mondo delle geisha, attraverso una serie di iniziative che per una settimana ha animato Roma.

Sayuki, Asaka e Tazusa

3 geisha e una hangyoku (maiko) di Tokyo, provenienti dall’antico hanamachi (il distretto delle geisha) di Fukagawa, quartiere che negli ultimi anni ha visto una vera e propria rinascita, hanno portato in Italia la loro arte, con workshop, dimostrazioni, nonché con l’opportunità unica di prendere parte a un vero ozashiki, cioè un “geisha party”.

Sayuki, Aya, Asaka, Tazusa. Quattro donne che hanno deciso di dedicare la loro vita all’arte.

Sayuki, cioè Fiona Graham, è la prima geisha occidentale. Antropologa, è entrata in una okiya di Asakusa per filmare un documentario per National Geographic, ha poi deciso di rimanere e di continuare la sua vita come geisha. Ha debuttato nel 2007 dopo il consueto anno di formazione, e dal 2011 gestisce una propria okiya (casa delle geisha) e si dedica alla formazione di nuove apprendiste.

Il mondo delle geisha

Il percorso per diventare geisha dura almeno un anno,e prevede diverse fasi di apprendimento. Una giovane apprendista deve studiare uno strumento musicale (shamisen, shakuhachi, flauto, o taiko, percussioni), studiare le canzoni e le danze tradizionali, imparare come servire il tè e le bevande alcoliche, e imparare l’arte dell’intrattenimento e della conversazione (ozamochi).

La danza di Asaka e Tazusa

Il rituale di formazione ed educazione della geisha di oggi non è poi molto diverso da quello di cento anni fa. Inoltre, oggi, esattamente come in passato, una geisha non può sposarsi. Di fatto, è già sposata con l’okiya e con la propria arte.

Tuttavia, oggi le ragazze che desiderano diventare geisha cominciano il loro apprendistato sempre più tardi, dopo aver terminato un primo piano di studi nelle scuole statali (all’età di 15 anni), o anche dopo l’università. A Tokyo, soprattutto, l’età media delle geisha è nettamente più alta rispetto a quelle di Kyoto.

L’apprendistato di una geisha, inoltre, è molto costoso, infatti in passato la giovane apprendista contraeva pesanti debiti con l’okiya, che poi venivano saldati col suo lavoro nelle diverse ochaya (casa da tè), una volta iniziata la sua carriera da geisha. Oggi, ovviamente, non è più così, e per questo motivo il ruolo del danna, il patrocinatore delle arti, diventa sempre più cruciale per permettere alla giovane apprendista di pagarsi il primo anno di formazione.

La hangyoku Tazusa e lo shamisen

Quante geisha ci sono ancora oggi? E dove le possiamo trovare?

Le geisha sono sempre più una rarità (Sayuki le ha definite una “specie in via d’estinzione”), oggi risultano attive circa 600 geisha, per questo motivo si stanno portando avanti diverse iniziative per evitare che questo mondo svanisca, portando via con sé tutto il suo bagaglio culturale, fatto di antiche tradizioni, musica e danze.

La danza di Asaka

Gli hanamachi sono i distretti delle geisha, dove esse lavorano e spesso vivono, in particolare a Kyoto. A Tokyo questo concetto di vivere e lavorare nello stesso hanamachi è meno stringente, infatti le ragazze spesso risiedono altrove e si recano nei vari ryotei, i ristoranti dove sono richieste.

A Kyoto sono quattro gli hanamachi dove è possibile ancora oggi incontrare le geisha: Gion, Pontochō, Miyagawachō e Kamishichiken. A Tokyo, invece, dove il numero di geisha è nettamente superiore, gli hanamachi sono sette: Asakusa, Akasaka, Kagurazaka, Shinbashi, Yoshichō, Mukojima, Hachiōji.

Asaka e Tazusa

L’ozashiki

Poter partecipare a un ozashiki (le feste a cui partecipano le geisha) è un privilegio piuttosto raro, in particolare per gli occidentali. Nelle ochaya, infatti, vige la regola del Ichigensan okotowari 一 見 さ ん お 断 り, vale a dire che non sono ammessi visitatori che vengono per la prima volta. Infatti, per poter essere ammessi a un banchetto con le geisha, deve essere un frequentatore assiduo di una casa da tè a presentare una persona nuova, diventandone in un certo modo responsabile.

La danza di Asaka

È stato quindi un’opportunità unica poter cenare con le geisha in occasione dell’ozashiki che si è svolto presso il ristorante giapponese Rokko, sito in Passeggiata di Ripetta. Si tratta di un ristorante che avevo avuto già modo di provare, in cui si riesce a respirare un’atmosfera tipicamente giapponese, esattamente come se fossimo in un locale di Kyoto.

La serata si è aperta con le geisha che si sono sedute al tavolo con noi per parlare per poi, durante la cena (in cui abbiamo avuto modo di mangiare un delizioso antipasto, cui è seguito sashimi, tempura, sushi, soba e daifuku mochi), intrattenerci con la loro arte: musica, danze e canti tradizionali hanno decisamente allietato la nostra cena, riuscendo a ricreare un’atmosfera quasi d’altri tempi, e permettendoci di sognare come poteva essere il Giappone di tanti anni fa. È stato impossibile non rimanere affascinati dalla grazia dei loro movimenti, e dalla sapiente maestria nel suonare gli strumenti tradizionali.

La geisha Asaka

Durante la serata, ho avuto modo di parlare con Sayuki, la maestra Aya e la giovane hangyoku Tazusa, per cercare di conoscere più da vicino il loro mondo avvolto dal mistero.

Aya è una geisha di Shinbashi, che ha iniziato la sua carriera molto giovane, specializzandosi nelle danze tradizionali, di cui è maestra, e intrattenendo gli ospiti ormai da 50 anni; è anche chajin, maestra del tè. Mi ha molto colpito il suo modo di fare ammiccante, con la battuta sempre pronta. Oggi si dedica alla formazione delle giovane apprendiste, ma vederla danzare avvolta nel suo elegantissimo kimono nero, con la grazia ed eleganza che contraddistinguono una vera geisha, è stato un momento indimenticabile. Ho avuto davanti a me l’immagine reale, fatta persona, di quel mondo fluttuante che di solito possiamo vagheggiare solo attraverso le stampe ukiyo-e.

La danza di Asaka

Abbiamo poi parlato dei loro kimono, molti dei quali antichi e donati da altre geisha. Tazusa indossava un magnifico kimono in seta che, mi ha spiegato, poteva essere indossato solamente nei mesi di settembre e novembre.agei

Le ho chiesto cosa spinga una ragazza giovane come lei a intraprendere questo cammino, fatto di tanti sacrifici e dedizione assoluta.

“Sai”, mi ha detto, “Quando sono venuta a studiare in Europa, tutti mi chiedevano di parlare della cultura tradizionale giapponese. Io mi sentivo in imbarazzo, perché conoscevo davvero poco della mia cultura. Questo è stato il primo aspetto che mi ha portata a volerne sapere di più sulla tradizione giapponese. Poi, è nato in me un grande amore per lo shamisen, e ho deciso che dovevo imparare a suonarlo. Alla fine ho deciso di intraprendere questa strada, e ne sono davvero felice”.

La geisha Asaka è nata a Tokyo: una nonna suonatrice di shamisen, e una madre esperta di kimono, è stato quasi inevitabile per lei avvicinarsi al mondo dei fiori e dei salici, per sentire più da vicino le proprie radici.

Tazusa allo shamisen

Un mondo che sta scomparendo

Non è certo un mistero, il mondo dei fiori e dei salici si avvia a poco a poco a svanire, portando via con sé un patrimonio inestimabile di arti tradizionali. Il mondo è ovviamente cambiato, poche ragazze sono disposte a sacrificare la loro vita “per l’arte”, l’apprendistato di una geisha costa molto, e le persone facoltose disposte a spendere per la formazione delle geisha, ma anche per trascorrere semplicemente una serata con loro sono sempre meno. Per questo motivo, alcune si stanno muovendo per cercare danna anche in Occidente.

Sayuki, nel tentativo di riportare in auge il distretto di Fukagawa, sta cercando di raccogliere fondi su Patreon, su questa pagina potete saperne di più.

 

#Ageishaday: metti una sera a cena con le geisha ultima modifica: 2018-09-30T15:21:01+02:00 da Daniela Travaglini
Daniela Travaglini
Daniela Travaglinihttp://www.tradurreilgiappone.com
Yamatologa, blogger e traduttrice, laureata in lingua e traduzione giapponese, lavoro presso l'Istituto giapponese di cultura di Roma. A tempo perso viaggio, fotografo e cucino, non necessariamente in quest'ordine! Dal 2011 scrivo del Giappone nelle sue mille sfumature sul mio blog, Tradurre il Giappone.

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