Vivere bene per vivere più a lungo. Lo sa bene il popolo giapponese che si colloca al primo posto al mondo per aspettativa di vita e longevità. A confermarlo sono i numeri che quest’anno registrano un record: i centenari che vivono nell’arcipelago del Sol Levante hanno toccato quota 69.785. Tra questi a farla da padrone sono le donne che rappresentano ben l’88, 1% del totale. Si difendono anche gli uomini poiché il numero degli ultra centenari di sesso maschile (complessivamente 8.331) ha registrato un aumento di 139 persone rispetto all’anno precedente. Tra questi c’è anche l’ex Primo Ministro giapponese Yasuhiro Nakasone (1982-1987) che ha compiuto lo scorso maggio proprio un secolo di vita. Le prospettive sono ancora più rosee se si pensa che a marzo del prossimo anno più di 32.241 giapponesi potranno raggiungere l’ambito traguardo dei cento anni di età.
Sono loro, gli ultracentenari, a spingere il Paese, proiettandolo verso un futuro in cui questi ultimi potrebbero raggiungere in soli cinque anni quota 100.000 e 170.000 in un decennio, secondo le stime rese note dall’Istituto nazionale di ricerca sulla sicurezza della popolazione e della società nipponico. In termini concreti oggi una donna giapponese può avere un’aspettativa di vita di 87,26 anni, mentre è inferiore quella degli uomini, nel caso di quest’ultimi l’aspettativa si ferma “solo” a 81,09 anni. Una crescita esponenziale che negli anni non è passata inosservata ed è divenuta sempre più evidente soprattutto dall’anno 1998 che ha visto in Giappone il passaggio a 10.000 soggetti ultracentenari fino al superamento della soglia dei 50.000 nel 2012.
Secondo recenti indagini che prendono in considerazione i luoghi a maggiore densità di ultracentenari, la prefettura di Tokyo si guadagna lo scettro seguita da quelle di Kanagawa e Osaka. Quello che stupisce, oltre ai numeri, è lo stato di salute di questi soggetti. In Giappone gli ultra 75enni nella grande maggioranza dei casi godono di ottima salute e di uno stato fisico paragonabile a quello di soggetti di dieci anni più giovani. Uno status sempre di più all’attenzione del governo nazionale che vede in loro una risorsa disponibile sul mercato del lavoro oltre l’età di pensionamento, fissata in Giappone a 65 anni.
Una sfida economico-sociale che rende necessario il potenziamento a livello nazionale delle opportunità di impiego per la società giapponese, chiamata a sviluppare un nuovo sistema di inclusione sociale.
Oggi in Giappone chi celebra il compimento di 65 anni può tranquillamente aspettarsi di vivere ancora altri 20 anni. Un “seconda vita” che gli permetterà, vinta la sfida di inclusione lavorativa da parte della politica, di continuare a dare un contributo attivo all’intera società.
Posto che l’elisir di lunga vita non sia ancora stato scoperto (nemmeno dalla tecnologia d’avanguardia giapponese!), tra le ragioni di questa sorprendente longevità, tratto distintivo del popolo giapponese, si annovera certamente una dieta alimentare equilibrata e priva di grassi che vede ai primi posti il consumo di pesce, frutti di mare, cereali e verdura. Tra gli indicatori più significativi il tasso di obesità che in Giappone è decisamente basso e coinvolge solo il 3,5% della popolazione. Un’educazione alimentare che inizia già sui banchi di scuola è un valido alleato per le famiglie giapponesi che insegnano ai propri figli le buone abitudini a tavola sin dalla tenera età, creando le premesse per una vita da centenari.
Non è solo un fattore “gastronomico”, ma certamente un significativo aiuto arriva dal sistema sanitario nazionale giapponese, considerato uno dei migliori al mondo per diverse ragioni tra cui accessibilità, efficacia ed efficienza. Quest’ultimo ha infatti consentito negli ultimi 50 anni di avere nel Paese uno stato di saluto complessivo della popolazione soddisfacente a costi ragionevolmente contenuti per lo Stato nipponico. Sul piano sanitario, infatti, il Giappone è riuscito (molto di più rispetto ad altri Paesi occidentali economicamente avanzati) a raggiungere il quasi utopico equilibrio tra contenimento della spesa pubblica e lo sviluppo di quanto necessario ai giapponesi per accedere ai servizi sanitari a costi ragionevoli. Un mosaico perfetto che si prepara però ad affrontare nuove sfide a cominciare dall’incremento dei costi per i nuovi trattamenti e le conquiste della tecnologia impiegata in questo settore che pesa per il 40% sulla spesa complessiva nazionale. Accanto a questa la sempre più diffusa longevità della popolazione, tendenza da un lato difficile da “controllare” per lo Stato del Sol Levante, ma al tempo stesso riconosciuto in ogni angolo del Paese come innegabile motivo di orgoglio nazionale.